Moda e musica: incontro con Benedetta Barzini
Un volto, un corpo da sempre scarno, idee corpose, riassunte un decennio fa in "Storia di una passione senza corpo"(Frassinelli). Il corpo, ma soprattutto la mente che si muove intorno alla moda made in Italy, è quello di Benedetta Barzini. Fotomodella cult degli anni '60, ha attraversato scalza il palcoscenico dei '70, ispirato persino Andy Wharol e incantato gli States grazie a una copertina di Vogue. Ecco perchè nessuno meglio di lei può spiegare la stretta relazione tra moda e musica. Una relazione vecchia quanto le tavole delle passerelle che lei, però, ha sempre evitato, preferendo fare la fotomodella. Anche se un anno fa la tentazione di sfilare ha vinto sul resto. A convincerla è stato lo stilista Antonio Marras che, guarda caso, nella collezione del 2000 presentava proprio un "vintage-musicale": una maglia con la gigantografia di Kurt Kobain, indimenticato leader dei Nirvana, morto suicida. Un idolo maledetto che si accosta ad artisti che, secondo Benedetta Barzini, hanno segnato gli anni in cui "esisteva un modo diretto di presentarsi. Mi riferisco a gente come Bon Dylan o a cantanti di casa nostra come Lucio Dalla, che nell'indossare anche quattro stracci imponevano un loro messaggio, una lingua personalizzata legata al loro momento musicale. Oggi questo è uno degli aspetti che nel rapporto moda-musica è scomparso del tutto. Gli artisti si avvicinano alla moda attraverso una mediazione molto forte, ma che perde di senso per colpa degli image-maker che ne curano il dettaglio a tavolino e l'avvento dei videoclips ha poi amplificato la portata dell'artificiosità". "La musica sulle passerelle -continua la Barzini- o le colonne sonore delle sfilate hanno sì un loro valore, ma