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Novità editoriali




Un ponte verso il centenario
Le Edizioni Suvini Zerboni annunciano l'uscita de "L'opera di Luigi Dallapiccola. Catalogo Ragionato" di Mario Ruffini, uno straordinario volume di 544 pagine che raccoglie in modo ordinato e completo notizie e dati di tutte le opere del compositore, senza dubbio lo studio più esaustivo mai compiuto sull'intera opera del grande musicista.
Un'opera che si dimostrerà strumento di lavoro insostituibile e prezioso per tutti coloro che vorranno avvicinarsi all'opera di Luigi Dallapiccola: operatori musicali, musicologi interpreti.
Il volume contiene le schede di tutti i lavori del musicista e nelle note critiche di ogni scheda è riportato il pensiero del Maestro sulla specifica composizione. Nell'ultima parte lo studioso potrà trovare i libretti integrali di tutte le opere, unitamente ai testi musicati, tradotti in italiano, quando in lingua straniera.
Pochi compositori possono vantare una pubblicazione di questo genere, che è stata realizzata grazie al paziente e straordinario lavoro di Mario Ruffini. Un vero ponte verso il centenario, che ricorrerà nel 2004, per ricordare nel modo migliore il grande compositore italiano del Novecento.


Girolamo Frescobaldi: Il primo libro delle Canzoni a una, due, tre e quattro voci

Appartiene alla maturità del compositore “Il primo libro delle Canzoni a una, due, tre e quattro voci”, ora in nuova edizione critica integrale. Étienne Darbellay ha curato la nuova importante impresa editoriale della Suvini Zerboni, dedicata a Girolamo Frescobaldi: Il primo libro delle Canzoni a una, due, tre e quattro voci, nelle edizioni di Roma 1628 e Venezia 1635, con l'aggiunta delle tre canzoni pubblicate nella raccolta Raverij del 1608. Il lavoro rientra nel quadro della pubblicazione delle opere complete di Frescobaldi, di cui costituisce l’VIII volume, mentre è il XXII dei Monumenti Musicali Italiani. Darbellay così presenta la nuova edizione critica: “Le Canzoni del 1628 e 1635 costituiscono la prima raccolta strumentale che il prestigioso maestro della tastiera Girolamo Frescobaldi non abbia dedicato al proprio strumento. Prodotto della maturità – egli ha allora 45 anni – questo lavoro di ampiezza senza eguali per l’epoca costituisce il vertice incontestato di un’antica tradizione, quella della canzona, che domina lo sviluppo della musica strumentale, e anche il prototipo di quello che incomincia ad apparire sotto il nome di sonata. Anche se qualche pezzo mostra una provenienza occasionalmente eterogenea, il piano del’opera attesta con chiarezza un’intenzione dimostrativa da situare allo stesso livello degli opera omogenei anteriori. Piuttosto che come un assemblaggio fortuito, queste canzoni si presentano come un manifesto dello stile concertante moderno: la progressione secondo il numero delle voci, dai pezzi a voce sola su basso continuo agli ensembles francamente polifonici, è l’occasione di abbracciare quella varietà di stili così cara al maestro ferrarese, dal brillante stile concertato virtuosistico dei primi pezzi fino alla concentrazione polifonica più vicina ai Capricci che caratterizza gli ultimi. Ma l’unicità del contenuto, con l’eccezione enigmatica degli ultimi tre brani dell’edizione Masotti, raggiunge quella delle Fantasie del 1607 o dei Capricci del 1624. Nonostante quest’aspetto, l’opera è comunque perfettamente misteriosa: due edizioni quasi simultanee a Roma nel 1628, quando Frescobaldi si apprestava a partire per Firenze, seguite da una nuova edizione a Venezia dopo il suo ritorno da Firenze, probabilmente nel 1635, a qualche mese dalla comparsa dei Fiori. Questa nuova edizione è anch’essa misteriosa: tutto la qualifica non come una riedizione, ma verosimilmente come un “Secondo Libro” abortito. Ecco la complessa trama storica che è servita come filo conduttore e principio organizzatore della nuova prima edizione integrale offerta oggi ai fedeli ammiratori del grande Frescobaldi: i due volumi raggruppano tutte le Canzoni strumentali (comprese le tre che Frescobaldi aveva pubblicato nell’antologia di Raverij nel 1608) secondo un principio dettato dai risultati dell’inchiesta sulla loro genesi. Questa presentazione permette un confronto estremamente illuminante sulle differenti versioni di brani di cui si potrà così seguire in qualche modo la genesi, dai semplici piccoli emendamenti a una ricomposizione completa. I principi filologici molto stretti che sono stati seguiti, implicanti il prendere in considerazione tutti gli esemplari esistenti per ciascuna edizione, non interferiscono comunque con la leggibilità e l’accessibilità del contenuto per un musicista moderno non specialista: i testi introduttivi contengono tutte le informazioni necessarie. Questa lunga ricerca, i risultati della quale formano il cuore dell’edizione, ha permesso di illuminare molti elementi inediti tanto sulle tecniche tipografiche dell’epoca che sulle prassi esecutive: vi si trovano per la prima volta, ad esempio, dei pezzi a molti strumenti armonici concertanti simultaneamente, come due o tre clavicembali, annotati come diversi bassi numerati correlati fra loro”.


Camillo Togni

Due volumi, recentemente usciti, sono dedicati al compositore scomparso nel 1993: il primo, CARTEGGI E SCRITTI DI CAMILLO TOGNI SUL NOVECENTO ITALIANO, è stato pubblicato nel 2001 per i tipi dell'editore fiorentino Leo S. Olschki e costituisce il primo volume di "Studi dell'Archivio Camillo Togni della Fondazione Giorgio Cini di Venezia". Le lettere, indirizzate ad amici e maestri, vanno dalla giovinezza all'anno della scomparasa, mentre gli scritti critici s'incentrano soprattutto su introduzione e fortuna del metodo dodecafonico nella musica italiana. L'altro volume, IL TEATRO ESPRESSIONISTA DI CAMILLO TOGNI, di Marco Crepet, è il n. 47 della Collana "Quaderni di Musica/Realtà" pubblicata dalla LIM di Lucca. Il libro "ha lo scopo di fornire al musicologo e al musicofilo i mezzi per poter cogliere fino in fondo il significato dell'opera musicale di Togni".


Geometrie di musica
Con il titolo GEOMETRIE DI MUSICA la LIM pubblica uno studio analitico di Gianluigi Mattietti sulla musica di Aldo Clementi, focalizzato sulla produzione successiva al 1970, il cosiddetto periodo diatonico. Viene preso innanzitutto in esame il passaggio dal periodo informale e a-formale ottico, degli anni Sessanta, a questa fase nella quale il compositore sostituisce i materiali dodecafonici con strutture diatoniche. Il risultato è una sorta di segmentazione della serie in frammenti assai connotati dal punto di vista melodico e ritmico, veri e propri temi, ricavati anche dalle lettere dei nomi (come quello di Bach) o da figurazioni astratte (come scale o progressioni intervallari), ma che più spesso sono citazioni di motivi d'autore. Queste figure musicali vengono utilizzate secondo la solita prassi contrappuntistica, con lo scopo di ottenere un continuum caleidoscopico e flessibile, giocato solo sulle variazioni della densità verticale (gli spessori polifonici) e orizzontale (le fluttuazioni temporali). Un vortice immobile, fatto di evidenze e di assorbimenti, che crea la sensazione della vertigine, ma dal quale emerge anche una segreta cantabilità, tanto più intrigante all'ascolto quanto più diatonico è il materiale che affiora dalle fitte trame polifoniche. L'analisi delle composizioni del periodo diatonico, corredata nel libro da una grande mole di tavole, grafici e di esempi musicali, svela lo stretto rapporto creativo tra Clementi e la pittura, la sua idea figurale della musica, dove lo spazio sonoro è sempre riconducibile a precise planimetrie, e gli elementi tematici raffigurabili come tasselli di un mosaico. La costruzione contrappuntistica, basata sulle quattro forme speculari, mostra così una sorprendente analogia con i disegni periodici di Escher, basati sulla divisione regolare del piano e sul suo riempimento con l'incastro di figure congruenti. Ma anche il meccanismo delle aumentazioni progressive corrisponde all'idea di diversi ingrandimenti degli stessi oggetti sonori. L'interesse di Clementi per Escher è legato soprattutto agli esperimenti sulle illusioni acustiche, che traggono spunto dalle illusioni ottiche e dagli spazi assurdi creati dall'artista olandese. La sintonia creativa di Clementi con la pittura ha un immediato riflesso anche nel suo teatro musicale. L’ultimo capitolo del libro, dedicato a questa produzione, scandaglia tutto il percorso di ricerca di Clementi, mirato alla totale integrazione tra la dimensione teatrale e quella musicale, e culminante nelle due opere Es e Carillon. In quest’ultima la vicenda vera e propria è sostituita da una temperatura drammaturgica, e l’opera diventa una grande scatola musicale, una lunga e ininterrotta conversazione dalla quale scompare ogni residuo di narrazione e resta un puro meccanismo, come quello di un carillon. Quintessenza della poetica musicale del compositore catanese. Gianluigi Mattietti


Riscoperta di una Sinfonia
La Prima Sinfonia di Sándor Veress, un lavoro che occupa un posto di rilievo nella produzione del compositore ungherese scomparso nel 1992 a 85 anni, è stata acquisita dalle Edizioni Suvini Zerboni che ne ha approntato ora, affidandola al musicologo Andreas Traub, un'edizione particolarmente accurata, riservata non soltanto all'esecuzione ma anche alla consultazione e allo studio. In tre movimenti, terminata agli inizi del 1940, La Prima Sinfonia riportò proprio nel '40 il primo premio del Concorso bandito in occasione dei 2600 anni della casa imperiale giapponese. Dopo la prima esecuzione e la prima pubblicazione a Tokyo, si ha notizia di una successiva esecuzione a Berna nel 1953; poi la Prima Sinfonia (a cui una Seconda era seguita negli anni 1952/53) fu messa da parte dal suo autore. Il materiale relativo si trova attualmente presso la Fondazione Paul Sacher di Basilea ed è contenuto nel fondo Sándor Veress.
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