IVAN FEDELE

RUAH(2002)
per flauto e orchestra

I titoli di un'opera spesso indicano uno o più elementi forti sui quali essa si fonda, suggerendone così la chiave di lettura. Similmente ad altri miei lavori destinati agli strumenti a fiato - "Flamen" per quintetto o "Richiamo" per ottoni, percussioni e elettronica - l'idea del respiro e della funzione vitale ad esso legata, assume anche qui un significato fortemente metaforico che coinvolge l'organizzazione formale e le scelte estetiche. Ovvero, il fiato che "attraversa" lo strumento e che "produce" suono, musica e infine "senso", trasforma la sua funzione vitale in attività creativa e creatrice.
Questo è il significato di RUAH, parola fondamentale della Genesi nel Vecchio Testamento: "alito","soffio vitale", infine "spirito". Così, partendo da questi presupposti, la composizione procede prima per tentativi circoscritti di formulazione di un fraseggio (come alla ricerca di un lessico che associ convenientemente i diversi fonemi in parole "significanti") raggiungendo poi,gradualmente, la definizione di un'arco di figure musicali che si leghino tra loro secondo i principi di una sintassi organica sempre più percettibile.
Come il fiato dà vita all'organismo, così, in questo caso, esso dà vita alla composizione della parte solistica dell'opera. L'orchestra è la sostanza di cui il flauto si nutre; è il contesto armonico nel quale questa metafora si realizza.
Diversamente che in altri miei lavori precedenti, qui l'orchestra non è solo un ambiente di "risonanza"; essa svolge anche un ruolo di "matrice" delle figure disegnate dal solista che riflettono nell'aria ora profili incandescenti, ora tenui tracce di colore. Come gran parte delle mie composizioni, anche questo nuovo concerto per flauto e orchestra è nato dalla stretta collaborazione con il solista che ne è il suggeritore e l'interprete al tempo stesso : Giampaolo Pretto, al quale mi lega un sentimento profondo di amicizia e di stima.