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Giorgio Colombo Taccagni

Così il compositore introduce il brano:
“Nell'opera poetica di Paul Celan mi ha sempre colpito la ricchezza inesauribile di immagini in perpetua gemmazione, di metafore che, lontano da ogni astratto estetismo, si pongono sempre in rapporto strettissimo - e a volte sordamente privo di ogni speranza - con un'esperienza di vita dolorosamente segnata dal tragico: la persecuzione nazista, lo sradicamento dalla propria terra, l'inserimento in nuove, faticose realtà. Da tempo attendevo l'occasione per misurarmi con alcuni suoi versi a me più vicini: essa è giunta grazie all'AVA Ensemble, proseguendo una collaborazione in atto da qualche anno; ne è nato Auge der Zeit per voce e ensemble, suddiviso in cinque brevi pezzi ognuno dei quali costruito su una breve poesia tratta dalla raccolta Von Schwelle zu Schwelle (1955). Almeno un cenno merita l'organico decisamente atipico, costituito da flauto dolce, violino, percussioni, fisarmonica, pianoforte e mezzosoprano: una tavolozza timbrica insolita e flessibile, pronta a seguire i versi di Celan nella loro strada visionaria”.
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